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Cake Design: i pasticci di articoli che non ci salveranno.

Nella piazza del web le voci corrono veloci. E figurarsi in un modo di nicchia come quello del cake design. E allora i polveroni si alzano in fretta e non son poche quelle che ti chiedono se quel certo articolo l'hai letto e che ne pensi, come ti collochi, hai visto l'offesa, sei pronta a lavare l'onta e poi, e poi e poi la questione finisce per essere come quelle palline che corrono su piani inclinati. Però la nostra siamo abituate a dirla, io come Serena Prinza, io come Serena Prinza di Cake Design Italia, io su questo sito che per fortuna correte a visitare.
Perchè leggere un articolo come quello di Francesca Frida mi ha fatto pensare ad un passo di una vecchia canzone di De Andrè che dice: si sa che la gente da' buoni consigli sentendosi come Gesù nel tempio, si sa che la gente da' buoni consigli se non può più dare il cattivo esempio. E voi direte: ma che c'entra? Forse nulla, vi risponderò io, ma è un po' come arrivare per altre vie a quel detto che fa: il potere logora chi non ce l'ha. E qua guai a parlare di talento, che poi questa Francesca Frida è anche brava a scrivere il suo bell'articolo. Ma perchè un attacco così duro, così sottile, così sarcastico, così velenoso, verso un mondo così dolce? Che sia davvero tutta colpa di un conto troppo salato del dentista per aver mangiato troppi dolci? I dolci, però, son dolci, tutti dolci più o meno allo stesso modo, e le carie vengono anche con le caramelle, quindi che si fa? Si spara a caso su un paio di nomi che rendono appetibile questo mondo, come Teresa Insero e Molly? (che, naturalmente, un cognome ce l'ha, ma anche il mondo della sugar art prevede e concede nomi d'arte, spiritosi e fantasiosi se se ne trovano, con buona pace di chi vorrebbe che ci si presentasse con il cognome e magari il codice fiscale). Non sprechiamo neppure tempo a difendere i bersagli scelti, perchè per loro parlano i currucula e le opere d'arte realizzate. Poi, queste torte possono piacere o non piacere, ma quando parliamo di "cake design" parliamo non solo di decorazione fatte su basi di polistirolo, ma di chi queste torte le realizza  per essere mangiate e quindi devono essere buone. Perché pur essendo un mondo di nicchia, questa nicchia è un bel pò vasta. Certo... i gusti son gusti e de gustibus non disputandum est. Signora mia, mastichiamo torte, ma anche un pò di latino, giusto per non fare la figura dei peracottai, ma degli amanti della pasticceria! Ed ecco un altro tema: i pasticceri e la pasticceria. Ma perchè dobbiamo dividere tutto in categorie e dobbiamo schierarci come se gli uni mangiassero le torte dell'altro, o l'altro direttamente? Insomma i pasticceri sono pasticceri e la mattonella diplomatica l'abbiamo mangiata per anni ad ogni battesimo e comunione e matrimonio al quale siamo stati invitati, e continuiamo a mangiarla quando chi festeggia sceglie ancora la solita, ma buona se ben fatta, mattonella diplomatica. Ma i pasticceri possono essere anche dei cake designer, vedi Renato Ardovino o Letizia Grella, giusto per dire i primi due che mi vengono in mente. E allora mi chiedo: ma l'autrice dell'articolo in questione lo sa che la competizione del Festival che cita nel suo tagliente articolo aveva anche la prova di gusto? Documentarsi prima di un qualsiasi articolo è fondamentale! E questo potrebbe insegnarlo lei a noi, quindi non saremo noi a suggerire agli altri come lavorare. Quelle torte sono state tagliate ed assaggiate prima di decidere quale fosse la migliore. Il fastidio qual è? A qualcuno non piacciono i colori, la pasta di zucchero che le riveste, il fatto che queste torte si ispirano alla tradizione anglosassone che poco ci appartiene o magari al più americano che italiano Buddy? O cosa ci dà fastidio, che chiamiamo il cake design "sugar art" elevandolo, appunto, a forma d'arte? Perché arte non è? Potrebbe darsi, ma in questo caso chi si prende la briga di decidere che cos'è arte e cosa no? Nessuno qui si sta paragonando a Michelangelo o Leonardo, ma all'arte culinaria, forse. E una torta bella e buona non è un'opera d'arte culinaria? A prescindere che sia ricoperta di zucchero o di frutta. Oppure l'espessione "Sugar Art" non ci va giù per altri motivi? No, perché anch'io odio chi mi dice: "che fai nel weekend? Sai, ho bisogno di tanto relax e dopo la serie di meeting devo ristabilirmi da questo strongtime!" E non sarebbe meglio dire che hai voglia di riposarti nel fine settimana? Ma non per questo sparo a zero su chi l'inglese lo usa a caso, o offendo sminuendo chi non conosce l'accademia della Crusca. Detta così, come pura divagazione sul tema.  Quindi il problema dov'è se poi, per giunta, per rispondere alla crisi troviamo nuove strade e magari nuovi modi per darci visibilità? Insomma: se io mi metto in gioco, credete che mi meriti l'acidità di chi non l'ha fatto? Se una torta non la sai fare, non la sai fare, e nessuno ti porterà in trionfo se effettivamente un'arte non ce l'hai. Ed ok la forma, ma col cibo tutti, poi, sanno e si ricordano che l'importante è la sostanza, ovvero quello che c'è sotto la pasta di zucchero. E se proprio non si riesce ad infornare nulla, alla fine si capirà che è stupido sfornare una polemica che non piacerà a nessuno. A noi no di certo, perchè certe parole scritte a caso ci stanno un tantino indigeste. Così, che poi a scrivere siamo tutte brave, anche senza fronzoli.

(nella foto, il momento degli assaggi delle torte in gara durante il cake design italian festival 2012)
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