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Le vie dei dolci sono infinite

Cakedesignitalia.it inaugura un nuovo spazio, quello di piccole storie e di articoli, speriamo, interessanti. Un ingrediente in più, le parole, sotto forma di racconto, articoli, interviste. Le parole da dosare al resto. Tra le quali ci saranno le mie. Lasciate che mi presenti, io sono Serena e questa è la mia dolce storia. Ovvero, la mia storia con i dolci.

Cakedesignitalia.it inaugura un nuovo spazio, quello di piccole storie e di articoli, speriamo, interessanti. Un ingrediente in più, le parole, sotto forma di racconto, articoli, interviste. Le parole da dosare al resto. Tra le quali ci saranno le mie. Lasciate che mi presenti, io sono Serena e questa è la mia dolce storia. Ovvero, la mia storia con i dolci.

 

foto-serena

Per il mio sesto compleanno, mia madre decise di preparare una torta. Optò per un pan di spagna con decorazioni alla frutta. Ananas, uva, forse c'era anche dell'altro ma non ricordo. La torta era bella, scintillava per la gelatina che ricopriva i pezzi di frutta. Mia madre ne era fiera, lei che non era donna da torte sarebbe partita da lì per sperimentare, provare e cucinarne di nuove. Forse sarebbe approdata alla sugar art. Magari l'ha pensato finché non mi ha chiesto di tagliare la torta, dopo aver spento le candeline.

La torta era un sol blocco, granitico, pesante, fermo. Il coltello non la scalfiva, persino la gelatina sembrava intagliabile. Nessuno ebbe una fetta di torta, ma le foto vennero benissimo.

A 22 anni lavoravo come hostess di sala per i banchetti nuziali: accoglievo gli invitati, versavo il vino, porgevo il coltello agli sposi al momento del taglio della torta. Le torte erano diverse per forma, colori, consistenza. A volte erano spettacolari, a più piani. Erano quelle che mi incuriosivano. Erano quelle che mi delusero. Erano finte, di compensato, costruite ad arte per essere belle, decorate con la panna e la cioccolata che colava dai bordi, con il punto preciso dove infilare il coltello.

Nessuno avrebbe avuto una fetta di quella torta, ma le foto venivano benissimo.

Di nuovo. Come quando avevo 6 anni.

Poi sono andata a vivere da sola. Nella piccola cucina della mia seconda casa milanese non c'era un forno. Chi ci aveva vissuto prima di me aveva pensato di utilizzare lo spazio in un altro modo. Era una famiglia con due bambini piccoli, ed io pensai: “come si fa a non avere un forno per le torte!” Eppure non ne avevo mai fatta una.

I dolci da sperimentare, divennero quindi altri. Mi specializzai nel tiramisù, così quando quest'anno mi fu chiesto di prepararne uno per festeggiare un compleanno importante mi sentì investita di una responsabilità che solo una grande pasticciere avrebbe potuto capire. Il tiramisù venne buono e finì nel giro di poco. Ma non avevo ancora infornato nulla.

Poi vidi una tornata a forma di auto preparata da mia cugina. Doveva essere finta anche quella, immangiabile come quella del mio sesto compleanno o come quella dei matrimoni spettacolari. Invece era vera! Mia cugina mi parlò del cake design e di come quelle creazioni erano concepite per dover essere mangiate. Wow!!

Il mio tiramisù per un compleanno importante diventò un dolce piccolo, piccolo.

Poi quello che non mi sarei mai immaginata. Finire a scrivere di torte, essere tirata dentro a questo progetto senza passare ancora dietro ad un fornello. Essere catapultata in un posto dove sentirmi come una bimba che visita la fabbrica di Willy Wonka dove per scrivere c'è bisogno di sgranare gli occhi, preparare le papille gustative e poter pensare che niente sia impossibile.

Tutto questo per vedere se un giorno riuscirò ad esclamare : “So preparare il fondent!!” Sapendo benissimo che cos'è il fondent nella sugar art!

Serena per Cake Design Italia

 

(la foto della crostata è di Carlo Lazzeri http://www.sxc.hu/profile/mvttley)

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